Approfondimenti

Gravidanza e puerperio

20-04-2021

Gravidanza in pandemia: aiuto

La gravidanza, soprattutto la prima, è un evento che porta con sè una serie di dubbi e paure, anche quando è stata fortemente desiderata. Le paure tipiche crescono e cambiano con il progredire della gravidanza: dal timore di non arrivare al terzo mese o di non riuscire a gestire le nausee, ai dubbi su come e quanto cambierà il corpo, fino alla paura di eventuali patologie del bimbo o del parto.

Da un anno a questa parte le donne vivono questo periodo di profondo cambiamento in un contesto mondiale che avremmo volentieri evitato. Ma le gravidanze sono sempre esistite anche in tempo di guerra e per fortuna covid-19 e lockdown hanno visto crescere ancora molte pance. Tutto ok, quindi? Decisamente no.

Se al bombardamento ormonale ed emotivo tipico di una gravidanza aggiungiamo la paura di contrarre una patologia potenzialmente grave, l’isolamento e la mancanza di un’adeguata rete di supporto sociale, è possibile sperimentare con maggior frequenza sensazioni di smarrimento, impotenza e vulnerabilità.

Questo articolo nasce da una gravidanza vissuta interamente nel primo lockdown, dalle emozioni raccontate da alcune mamme e da frasi pronunciate alle future mamme a volte con un po’ troppa leggerezza (prime fra tutte “ai miei tempi si partoriva in casa e tutte queste visite o corsi preparto non c’erano nemmeno” e “mio marito non è stato utile durante il parto,vedrai che sarà un bene partorire da sola”)

 

Gravidanza e covid-19

Visite mediche ridotte all’osso, corsi preparto cancellati, incontri di yoga e fitness in gravidanza annullati, e odore di alcol ovunque (per la gioia delle nausee) raccontano una gravidanza sicuramente diversa da quella immaginata. Io, di certo, non l’avevo immaginata così: mi immaginavo di poter dare l’annuncio a parenti e amici ma non di farlo a distanza davanti ad uno schermo; immaginavo di poter passeggiare col pancione tra gli scaffali dei negozi per scegliere tutto l’occorrente, non di ordinare un ciuccio online; immaginavo il corso preparto con tante future mamme sedute in cerchio a scambiarsi sensazioni e paure, mai avrei pensato di ritrovarmi davanti ad un PC a dire “scusa, potresti rispiegare come dovrò attaccarlo al seno perchè è saltata la connessione?”. È frustrante, è stato frustrante e lo è tutt’ora per tante mamme. E ci si sente davvero impotenti, perchè si ha poco potere decisionale in tutto questo. I pensieri sul parto, soprattutto il primo, su come andrà e come sarà stringere per la prima volta quel fagottino tra le braccia, lasciano il posto a pensieri che non dovrebbero esserci, come “chissà se in quell’ospedale lasceranno entrare il papà in sala parto?”. Servono sicurezze in gravidanza, non tanto su come procederà la gravidanza in sè, quanto sui passaggi da fare e su cosa aspettarsi. In piena pandemia è davvero difficile potersi aspettare qualcosa con certezza, un nuovo DPCM o un tampone positivo ribaltano uno scenario che sembrava tranquillo fino ad un attimo prima. Che succede se mi ammalo? Dovranno darmi dei farmaci che magari faranno male al bambino? Potrò partorire naturalmente? Per fortuna negli ultimi mesi le ricerche hanno fatto progressi enormi nella conoscenza del virus e della sua trasmissione, e hanno tranquillizzato tante mamme (o comunque, ci hanno provato) rispetto alla sicurezza del parto naturale o dell’allattamento anche in caso di positività.


Le paure rispetto al post parto

Le paure tipiche della gravidanza riguardano anche ciò che accadrà dopo: la degenza in ospedale, i controlli medici, le visite dei parenti. Tutto cambiato.

La maggior parte delle neomamme si sono ritrovate sole in ospedale per diversi giorni, con il personale ospedaliero certamente presente, ma spesso a debita distanza. Quei giorni in isolamento possono essere un’occasione per recuperare le energie dopo il parto e instaurare il primo rapporto col bebè, ma possono anche diventare occasione per sentirsi esauste, angosciate e incapaci. Le visite dei parenti, quelle essenziali, si fanno in videochiamata (com’era quella raccomandazione che avevi letto sui manuali? Niente schermi ai bambini?) e non c’è nessuno che accudirà il bambino quando ci sarà bisogno di una doccia. Ai papà, in molti ospedali, non è consentito l’accesso dopo il parto: rivedranno mamma e bebè soltanto alla dimissione, dai 3 ai 5 giorni dopo quando tutto procede bene.

E una volta a casa spesso si è completamente soli in un momento in cui il virus, questa volta dell’inadeguatezza, bussa già incessantemente alla porta!

 

Cosa fare?

Parlarne, sempre! Queste emozioni e questi pensieri devono poter trovare espressione. Se sei una futura mamma regalati il diritto di raccontare le tue paure, i tuoi dubbi e anche i sensi di colpa (perchè diciamocelo, il pensiero “ma porca miseria, proprio adesso dovevo restare incinta? Ma in che mondo lo farò nascere?” ha attraversato la mente di molte di noi).

Fondamentale ritagliarsi del tempo per sè, per ritrovare la serenità e gestire lo stress. Il cortisolo, ormone dello stress, non fa mai bene e non fa bene soprattutto in questo momento delicato. Via libera alle tecniche di rilassamento, ai corsi di yoga (online, ahimè), alle passeggiate e alle attività piacevoli consentite. Se allontanare i pensieri diventa davvero difficile, proviamo a concentrarli in una parte ristretta della tua giornata.

In questo l’isolamento può darci una mano, la maggior parte degli impegni sono già ridotti a causa del lockdown, e lasciano spazio per dedicarsi alla cura di sè, ad una diversa attenzione al sonno e all’alimentazione, così come alla possibilità di godersi con maggior tranquillità la gravidanza.

L’incertezza, che abbiamo visto essere un punto chiave delle preoccupazioni, può offrire l’opportunità di lavorare sulla flessibilità e sulla tolleranza dell’imprevisto. Abbandonare scenari rigidi su come dovrebbe andare il futuro diventa una strategia vincente, a volte difficile da attuare, ma che può regalare un bel po’ di leggerezza.

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Serve una grande capacità di adattamento in gravidanza, ne serve il doppio quando la gravidanza avviene in questo periodo. È importantissimo riconoscerselo e avere bene in mente quali risorse sono state estratte con successo dal cilindro. Dove sei arrivata? Guardati indietro e riconosci le difficoltà che hai già affrontato. Sei già, e sarai, una mamma in gamba!

Non c'è mai una soluzione che vada bene per tutti e io non ho sicuramente un manuale che possa darci tutte le istruzioni per sopravvivere a questo periodo. la parola chiave è: ASCOLTATI... e poi sperimenta. Parti da te stessa, di cosa hai bisogno in questo momento? 

 

 

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