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Benessere

07-10-2020

Le emozioni dipendono davvero da ciò che ci accade?

Quando ci accade qualcosa e proviamo un’emozione, soprattutto se spiacevole, è spontaneo pensare che l’evento in sè sia il vero responsabile di come ci sentiamo in quel momento.

  • Abbiamo una discussione con il partner? È lui/lei che ci ha fatto arrabbiare ed è a causa sua se ci comportiamo in un certo modo dopo la discussione.
  • Riceviamo un richiamo scritto dal capo? Se non fosse accaduto non ci saremmo fake rolex sentiti irritabili e agitati e, di conseguenza, non avremmo risposto male al collega.

È comune, quindi, pensare che un evento possa avere il potere di provocare direttamente un’emozione. Di conseguenza ci convinciamo che per smettere di provare quell’emozione sia necessario modificare le condizioni esterne. “non sono io che devo gestire la rabbia, è lui/lei che deve smettere di provocarmi”, oppure “sfido chiunque a non essere perennemente nervoso con dei colleghi come i miei!”. In un simile scenario è davvero frustrante rendersi conto di non poter fare proprio nulla per modificare il proprio stato d’animo perchè strettamente dipendente dalle condizioni esterne, sulle quali spesso non possiamo agire.

 

L’emozione dipende davvero dalla situazione?

Se questo fosse vero, ad ogni specifico evento corrisponderebbe una medesima emozione.

  • Discussione col partner = rabbia.
  • Lettera di richiamo = ansia.

In realtà ognuno di noi reagisce diversamente ad eventi e condizioni simili. Ho ancora in mente uno dei primi colloqui con un uomo che si rivolse a me dopo aver sviluppato una depressione. Raccontandomi gli ultimi avvenimenti della sua vita mi disse “un mese fa sono andato in pensione” e io diedi per scontato che questo evento lo avesse ulteriormente messo in difficoltà. Al mio istintivo “oh, mi spiace” rispose “Scherza? Questa cosa mi sta tenendo a galla, da quando sono a casa ho un sacco di tempo per riprendere vecchie passioni, andare al bar con gli amici e fare la spesa con calma. È stata una benedizione!”

Com’è possibile, allora, che un evento che in moltissime persone scatena emozioni negative, per altri sia addirittura una benedizione?

 

Cogliere il collegamento tra pensieri ed emozioni

Per capire ciò che effettivamente accade, secondo la teoria cognitivo comportamentale (TCC), bisogna prendere in considerazione tre elementi:

EVENTO (A) → PENSIERO (B) → EMOZIONE/COMPORTAMENTO (C)

Nella prima parte del nostro ragionamento ci eravamo persi un pezzetto: strettamente collegati ad emozioni e comportamenti sono i pensieri, ossia l’insieme di contenuti mentali che partono automaticamente nel momento in cui facciamo esperienza di un evento e che comprendono opinioni, convinzioni ed interpretazioni di ciò che è appena accaduto. È il significato, personalissimo, che ognuno di noi attribuisce ad una determinata situazione, a far emergere un vissuto emotivo piuttosto che un altro. Già il filosofo Epitteto sosteneva che “Gli uomini sono turbati non dalle cose, bensì dalle opinioni che hanno delle cose”. È il modo in cui interpretiamo una situazione a metterci più o meno in difficoltà a livello emotivo, non la situazione in sè.

 

Quindi è colpa mia se sto male?

No, non si parla di colpa: tutti noi interpretiamo ciò che ci accade e lo facciamo sulla base di schemi mentali che acquisiamo e sviluppiamo sin dall’infanzia. Ognuno di noi li ha e in ciascuno assumono una configurazione particolare che determina una particolare gamma di pensieri tipici.

Quando spiego questo meccanismo ai miei pazienti cerco sempre di far comprendere loro che in realtà questa visione della nostra mente non deve far pensare ad una colpa o responsabilità nell’avere certi pensieri, bensì deve convincerci che abbiamo in mano un grandissimo potere nella gestione delle nostre emozioni. Allenandoci ad avere pensieri diversi, più funzionali, possiamo modificare l’esito emotivo.

Riprendiamo gli esempi di prima:

Discussione con il partner:

  • “lo ha fatto apposta per ferirmi” à rabbia à tengo il broncio/urlo/esco sbattendo la porta
  • “ha avuto una giornata difficile, non sa quel che dice” à fastidio/compassione à chiudo la discussione senza esplodere

Lettera di richiamo:

  • “ha intenzione di licenziarmi” à ansia e irritabilità à rispondo male al collega
  • “ho fatto un errore che potevo evitare, starò più attento” à calma o lieve dispiacere à proseguo la giornata lavorativa senza intoppi

 

I pensieri si possono modificare?

Assolutamente sì, ma dobbiamo prima individuarli e non è sempre facilissimo. I pensieri connessi alle emozioni che sperimentiamo passano veloci nella nostra mente e sono innescati automaticamente da alcuni stimoli sulla base dei nostri schemi. Con un po’ di allenamento si può diventare abilissimi nell’individuarli e inserirli all’interno dello schema ABC che usiamo in terapia per meglio comprendere ciò che ci accade.

Ci tocca aprire un altro capitolo sull’ABC, lo faremo più avanti!